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Raccogliendo albicocche

Chi ha detto che solo le cose compiute vengano “coronate” dal successo?

Noi tutti scriviamo una storia fatta anche di piccole e grandi sconfitte, prove, piani abbandonati e opere incompiute.

Un evento banale del passato perseguitava un’anziano scrittore poeta. Cercava ossessivamente di acchiappare un sentimento, un ricordo – un’immagine di una donna più grande. Lui – sedicenne allora, e settantenne nel momento del tentativo – ne era innamorato.

La storia narra che il ragazzo, sbirciando di nascosto attraverso la fessura di una porta socchiusa riusciva a vedere l’interno della stanza della donna. Nella poesia, che compose da grande, la minuziosa descrizione degli oggetti appartenenti all’attrice si sostituiscono alla figura di lei. Lei che non era mai presente nella sua stanza, lasciando spazio alla fervida immaginazione dell’innamorato.

Tanti anni dopo, tra le cose appartenenti a lui, è stato ritrovato un quaderno sbiadito. In questo quaderno fu scritta una poesia importante e famosa. Sulla copertina interna vediamo una raccolta di parole casuali. Sembrerebbe un rebus linguistico, le lettere che si fondono e scompaiono. Parole che scivolando verso il bordo della pagina scompongono quello che ammiriamo incondizionatamente e crediamo intenzionale.

La poesia in merito è “Raccogliendo le albicocche” di Czesław Miłosz e non è mai stata finita.

(Agata)

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