Unfinished Museum

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Claudia Mollese

Mi fa pensare ad una matassa composta da tanti colori fluo, o tanti gomitoli che si sono intrecciati, oppure tanti tentacoli che si intrecciano, come qualcosa che non sta ferma, si sta muovendo, come tante molecole, qualcosa di vivo, l’incompiuto è una materia viva.

Il vivere è fertilizzante, la metafora che mi viene in mente è quella della membrana: mi sento come una membrana che vibra in base a quello che sta vivendo, quello che sta incontrando, che siano cose o persone. 

Se ti dico Incompiuto qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Quando sento questa parola, penso alla mia tendenza a tirare dei fili, toccare dei temi ma lasciarli in qualche modo aperti. Questo modo di lavorare sembra in contraddizione con il linguaggio che ho scelto, quello del cinema, dove a un certo punto devi mettere la parola FINE sullo schermo. Mi è capitato spesso che mi chiedessero se i miei lavori sono finiti. Mi piace l’idea di lasciare spazio a qualcos’altro, di non chiudere completamente una storia, ma lasciarla in qualche modo incompiuta. 

Poi, ci sono tutti i film che ho iniziato a scrivere, ma non ho ancora terminato. Questo credo che faccia parte del lavoro di tanti registi. Iniziare a fare dei progetti che poi si contaminano con altri, si compostano e diventano altro.

Mi interessa questa idea dell’incompiuto perché mi interrogo spesso sul rapporto lineare del tempo. Non so se si può dire che qualcosa sia veramente compiuta, o incompiuta. Forse si trasforma costantemente, quindi trasformandosi sta diventando altro, un qualcosa di difficile da definire.

Unfinished di che colore/forma è?

Mi fa pensare ad una matassa composta da tanti colori fluo, o tanti gomitoli che si sono intrecciati, oppure tanti tentacoli che si intrecciano, come qualcosa che non sta ferma, si sta muovendo, come tante molecole, qualcosa di vivo. L’incompiuto è una materia viva.

C’è qualcosa che hai lasciato incompiuto nella tua vita?

Sono molto lenta nel realizzare i film, per il primo ci ho messo 5 anni. Quindi, prima di realizzare un film passo da molti incompiuti che poi trovano una forma. Quando mi sono trasferita a Marsiglia, ho iniziato un lavoro con un gruppo di ragazzi che vivono in un quartiere di periferia della città (in Francia ci sono conflitti molto forti in alcuni contesti sociali). Si tratta di un Laboratorio di Cinema tenuto da un gruppo di registi, non siamo esperti di pedagogia quindi non abbiamo un rapporto di educazione all’immagine, ma ciò che facciamo con i ragazzi è condividere un gesto, quello di passarsi la telecamera. Il risultato è un’opera che è allo stesso tempo compiuta ma mai chiusa, si chiama: “Le sottili memorie degli uomini del fiume”, un film che durerà 5 ore o più. Ogni anno un autore o più autori passano la telecamera ad un abitante del quartiere che ha a disposizione 3 minuti di nastro per girare quello che vuole. 

In qualche modo io penso di essere scomoda al “cinema classico”, per quanto lo apprezzi moltissimo. Amo moltissimo il linguaggio del cinema, lo riconosco quasi come una lingua primaria che ci permette di comunicare veramente a tante persone diverse. Un film ha una timeline, c’è un inizio e una fine, un tempo, una serie di immagini e suoni. Mi sta scomoda questa dimensione lineare, questo dover chiudere i lavori, e quindi mi sono inventata queste forme che durano tantissimo nel tempo, anni, che poi è come se il film non fosse mai finito perché ne ricomincia un altro. 

Qualcosa di incompiuto che vorresti venisse finito

Tante. Percepisco l’esistenza come un grande cantiere in cui ci sono tante cose da finire.

Ci sono cose chiuse che non saranno più, però sento sempre possibile la trasformazione, è come se, se non è stato, non doveva essere. Ci sono ricerche che porto avanti e che si prendono il loro tempo per svilupparsi e cercano la loro forma. La vita assomiglia alla forma di queste opere che nascono e si trasformano. 

Cos’è un fertilizzante per te? Cosa significa fertilizzare

Il vivere è fertilizzante, la metafora che mi viene in mente è quella della membrana: mi sento come una membrana che vibra in base a quello che sta vivendo, quello che sta incontrando, che siano cose o persone. Attualmente abito in campagna e il mio fertilizzante principale è l’osservare la materia viva delle piante. 

3 parole che abbineresti ad incompiuto

Matassa, magia, humus, compost.

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