Unfinished Museum

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Onelia Greco

Terminata e installata l’opera è come se la consegnassi, la serenità che mi ha dato realizzarla e la stessa che mi piacerebbe consegnare agli altri.

Penso sempre a Michelangelo e alle sue opere incompiute che sono invece quelle in cui ho trovato maggiore compiutezza: nella non levigatura, nei bozzetti, nelle opere non finite ho trovato il vero concetto di compiuto.

 

Se ti dico Incompiuto qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Mi viene in mente qualcosa di troppo intimo che preferisco custodire.

Unfinished di che colore/forma è?

Il colore che mi viene in mente sono l’arancione e il verde, colori che non hanno confini…mi piacciono molto e costituiscono per me un unico colore verdearancio.

C’è qualcosa che hai lasciato incompiuto nella tua vita?

Gli studi che avrei voluto fare all’Accademia di Belle Arti. Ci sono approdata da adulta, dopo la laurea, non completandone il percorso, all’epoca sentivo che se fatta nel modo e nei  tempi giusti forse sarebbe stata la mia strada. Avevo già una formazione tecnica, le regole impartite dagli studi hanno ingabbiato in qualche modo la mia creatività. In Accademia volevo che questa mia passione per la creazione prendesse corpo, è stato il periodo artisticamente più denso. Per il resto mi sento realizzata in quello che faccio, non mi creo il problema di compiuto o incompiuto, non mi preoccupo neanche del giudizio degli altri. Una volta terminata e installata l’opera è come se la consegnassi agli altri, la serenità che mi ha dato realizzarla e la stessa che mi piacerebbe consegnare agli altri.

Quale è il tuo rapporto con le cose incompiute?

Va a momenti. Alle volte mi crea ansia, c’è stata una forma che mi ha fatto molto penare diventando  un vero chiodo fisso per un anno. Cercavo per tutto il tempo di compiere quella forma, fino a quando finalmente ho trovato la quadra. Quella è stata l’unica opera che per lungo tempo ho considerato incompiuta, le successive, anche non terminate, mi hanno fatto pensare che forse lo sarebbero state per gli altri.  Io lavoro tanto con la quantità, le installazioni hanno moltissimi elementi (es. 600-700 fiori) e penso che per qualcuno potrebbero bastarne molti meno, io invece ne potrei aggiungere ancora ed ancora.

In altri momenti sono assolutamente serena anche se so di non avere completato l’opera che potrebbe avere altri scenari, prendere un’altra forma, so che è un incompiuto, lo riconosco, ma non lo è per me, è come se io gli riconoscessi una compiutezza prima della fine, non ho la necessità di cercare il finito per forza. 

Qualcosa di incompiuto che vorresti venisse finito?

Per me tutto è in progetto, non penso mai che non riuscirò a farlo o finirlo, penso che lo farò.   Macino progetti, ho necessità di avere sempre in mente una varietà progetti, quando non ho un orizzonte mi sento persa, ho necessità di avere lo sguardo lungo. Per me è tutto un costante lavoro per arrivare al mio progetto, al mio finito. Non esiste un non finito nel mio percorso, può subire una battuta d’arresto, poi però lo recupero. Capita che ogni tanto mi disinnamori di qualcosa e lo abbandoni ma è solo temporaneo, nel tempo ritrovo l’interesse  ed a volte riparto da zero.

Il tuo fertilizzante preferito?

Un fertilizzante è la curiosità, sono estremamente curiosa, fin da piccola in famiglia la mia curiosità la chiamavano “scimmia”. Ho il gusto della scoperta, di sapere e conoscere sempre di più. Dico sempre ai miei studenti: “guardate, entrate, scoprite, da posti inaspettati, cose inattese, possono arrivare le cose più grandi”.

3 parole che abbineresti ad incompiuto?

Forma, segno e idea.

Qualcosa che trovi di valore proprio perché incompiuta?

Penso sempre a Michelangelo e alle sue opere incompiute che sono quelle dove ho trovato più compiutezza: nella non levigatura, nei bozzetti, nelle opere non finite ho trovato il concetto di compiuto.

Dove tieni le tue opere incompiute?

Sono lì che mi aspettano, per essere riprese un giorno, sono un po’ sparse, a casa, nel mio garage e anche in luoghi cari, affidati ad una carissima amica ed ogni tanto le dico: “Poi però me lo ridarai”. E lei quando vede qualcosa di congelato mi dice: “Me lo dai?” io glielo affido sapendo che quando vorrò riaverlo me lo ridarà.

Quand’è che un’opera per te è compiuta?

Quando io la sento compiuta, quando la sua visione mi crea quella emozione e sensazione che me la fa riconoscere come compiuta, è una sensazione fisica, quasi di innamoramento. É finita quando mi restituisce qualcosa, quando quello che mi dà è questa emozione massima,

un’emozione che mi è capitata davanti ad altre opere d’arte, una sensazione fortissima, mi batte il cuore. Ricordo perfettamente quest’emozione al museo di arte classica di Atene nel vedere alcuni reperti classici, anche opere incompiute, accenni di bassorilievi e reperti, mi scesero le lacrime in modo inconsapevole.

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