Unfinished Museum

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Cecilia Cappa

Se ti dico “incompiuto” qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Io lavoro tanto con le immagini e ho una memoria fotografica, quindi mi viene subito in mente una struttura costruita a metà, quegli scheletri che vediamo un po’ ovunque, in Italia e non solo, che sono lì, nel contesto e posto sbagliato. Degli scheletri di metallo e calcestruzzo.

Unfinished di che colore/forma è?

Ho il terrore del foglio bianco, della tela bianca, anche nella pagina Word prima di iniziare a scrivere. Quindi per me il colore dell’incompiuto è il bianco, che è un non-colore. Come forma lo vedo più come il Das o la creta. Per gli indecisi, o per chi non riesce mai a capire quando un’opera può definirsi finita, la creta è il materiale migliore, perché puoi rimodellarla tutte le volte che vuoi. Può prendere tutte le forme di questo mondo e può ritornare anche alla sua forma originale. Una non-forma che può mutare tutte le volte che vuoi.

Qual è il tuo rapporto con le cose incompiute?

Non mi piace non terminare i progetti, però ho imparato, grazie ai collages che faccio, ad avere pazienza. Ho imparato ad aspettare, se non trovo subito la forma che mi piace la tengo lì, sedimenta, magari trovo un’altra foto che mi convince di più, riprovo.

Dove tieni le tue opere incompiute?

Una parte, quelle più voluminose, quindi tele o disegni grandi, sono in soffitta dai miei genitori. Per i collage è un’altra storia. La carta è sottile, quindi ho tutto dentro una scatola con fogli, foto e pagine ritagliate. Tengo tutto lì, in una sorta di scrigno che ogni tanto apro, da cui tiro fuori le immagini che poi cerco di comporre.

Un incompiuto che vorresti fosse finito?

Forse l’opera incompleta che vorrei terminare è un progetto nato in maniera molto spontanea quando avevo 9 anni. Era un gioco, un passatempo: mi sono costruita da sola una casa delle bambole con materiali di riciclo, scatole, sughero, scatoline delle creme.. Poi dalle scatole delle scarpe sono passata a degli scatoloni con l’anima in metallo e infine l’ho fatta realizzare in legno. La cosa interessante è che buona parte della mia vita è all’interno di questo oggetto ingombrante e anche un po’ inutile, perché ovviamente ho superato l’età per giocarci. Però ci sono regali di amici, parenti, cose che ho acquistato in posti diversi… ci sono tantissimi ricordi in questo oggetto che però non ho mai terminato.

 

16 luglio 2020

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