Unfinished Museum

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Andrea De Simeis

Credo che l’opera si compia ogni qualvolta offra il completamento al suo interlocutore.

Se ti dico “incompiuto”, qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Penso ai grandi artisti incompiuti, Leonardo e Michelangelo in particolar modo; una non finitezza dovuta a due ragioni validissime e forse antagoniste: per Michelangelo procurata dalla fede, non dallo scalpello fiaccato dagli anni come qualcuno sostenne, dalla consapevolezza di non poter rappresentare la natura mistica dei suoi soggetti; Leonardo invece scopre che il suo limite sia prettamente scientifico, l’incapacità di rappresentare “la natura” nella sua perfetta complessità: quest’inquietudine si traduce in una ricerca profonda ed estenuante incapace di reali rappresentazioni. 

Unfinished, di che colore o forma è?

Il nero, perché nel nero tutto si nasconde e si rivela, è il principe dei colori. Nel buio più totale ogni forma e colore è possibile, esattamente come nelle infinite soluzioni dell’unfinished. 

Qualcosa di incompiuto che vorresti venisse finito?

Probabilmente mi sarebbe piaciuto assistere all’avveramento del testamento artistico e spirituale di Hokusai. Questi affermò che soltanto all’età di cento anni la sua capacità di dipingere avrebbe raggiunto la dimensione divina, e solo a centodieci ogni linea e ogni punto dei suoi disegni avrebbero vissuto vita propria. Purtroppo il maestro morì a 89 anni.

Quand’è che un’opera per te è compiuta?

Tutte le volte che chiede all’osservatore di partecipare alla sua realizzazione (sono parole di Michelangelo Pistoletto); Nell’“opera è aperta” l’osservatore è indispensabile alla sua compiutezza, credo che l’opera si compia solo quando offra il completamento al suo interlocutore.

3 parole che abbineresti ad incompiuto?

Aperto, spazio, curiosità.

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