Unfinished Museum

Volevamo solo un cavatappi

  • Raffaella Francesca Gueze
  • 2012
  • Incompiuto per sempre - Progetti
  • Un pic-nic e l’assenza di un cavatappi, 1 casa del custode e 1 villa decadenti nel Parco Villa Ghigi, 1 gruppo di ingegneri, artisti, avvocati, architetti e registi, una buona dose di entusiasmo.
  • 020/2020
  • 1 progetto collettivo in due step
  • Raffaella Francesca Gueze

E’ un progetto pensato insieme ad un gruppo di amici nel 2012. Insieme frequentavamo un parco che si chiama Villa Ghigi, sui colli di Bologna dove c’è un bellissimo cedro del libano sotto il quale andavamo a fare dei pic-nic. E’ un parco che i bolognesi usano poco, perchè non raggiungibile facilmente. Noi andavamo lì spesso con i bambini piccoli ed un giorno è successa una cosa particolare. 

Volevamo bere del vino e ci serviva un cavatappi che non avevamo, allora ci siamo guardati intorno per capire come fare e dopo tante volte che eravamo stati in quel parco, ci siano accorti che dietro al cedro c’erano due edifici, uno più piccolo e l’altro una villa grande, che non avevamo mai guardato perché il parco dà sulla città con una vista meravigliosa e non li avevamo mai notati dietro di noi. Pensando a come procurarci il cavatappi, siamo andati a sbirciare da punti rotti delle finestre nei due edifici per scoprire che il più piccolo era la casa del custode e che la villa decadente aveva ancora affreschi e camini, era molto bella. 

Sotto l’ombra del cedro in quella giornata è nata l’idea di scrivere tutti insieme un progetto in due step: il primo per riattivare la casa del custode un po’ tipo rifugio di montagna, dove si potesse trovare un cavatappi, dove poter andare al bagno e trovare un ricovero proprio con la modalità dei rifugi. Questo progetto, mettendo ciascuno un po’ di risorse, poteva creare un presidio, quasi una torre di ascolto, di quel luogo per capire di cosa avesse bisogno e cosa quindi si potesse fare sulla villa, che invece sapevamo essere un progetto molto più impegnativo e immaginavamo per un secondo step. Avevamo paura che poi il luogo potesse essere animato dalle persone sbagliate, che non ne capissero lo spirito. Di solito questi posti li comprano fondazioni bancarie per farne centri congressi o altre cose esclusive che snaturano il posto.

Eravamo un bel gruppo, una decina di persone principalmente non bolognesi: ingegneri, artisti, avvocati, architetti, registi, e dopo aver fantasticato nelle settimane successive, ci siamo trovati diverse volte e con entusiasmo abbiamo scritto questo progetto, in cui chiedevamo l’affidamento del luogo per creare un presidio. Non ci interessava aprire un’attività commerciale e non volevamo neanche portare sui colli un ennesimo locale dove si organizzavano eventi. Volevamo un posto autentico, un rifugio in città e non un posto per abitanti annoiati della città.. 

Ma intanto l’estate finiva, i figli crescevano e abbiamo frequentato altri posti e in qualche modo abbiamo dimenticato quel sogno e quel luogo del cuore. Dopo tre anni siamo tornati nel parco e c’era un nuovo locale creato nella casetta, abbiamo percepito che non c’era più lo spirito che ci piaceva e abbiamo quindi scordato, come tutti, la Villa di Alessandro Ghigi, vecchio proprietario e persona inadeguata per il cuore partigiano di Bologna. 

Per me è un incompiuto che rimarrà tale, mai più prenderemo in mano questo progetto. A noi interessava nell’ottica di ascolto dell’anima dei luoghi: vai nel posto osserva cosa succede, come vengono usati gli spazi e da quali persone, quando lo frequentano, come cambia con le stagioni, come di giorno e di notte, che animali lo popolano, che piante lo abitano. Volevamo proprio capire di che cosa aveva bisogno la Villa e non cosa avremmo voluto farne noi, quindi aver perso la “torre di guardia”, ha vanificato il progetto più importante del secondo step.

Ma si sa, i tuoi sogni perduti a volte si ritrovano nei sogni di altre persone a te sconosciute e tutto allora diventa di nuovo possibile!

Add Your Comment