Unfinished Museum

lool

Chiara Morandini, 2014, Torino
  • Chiara Morandini
  • 2014
  • Incompiuto per sempre - Oggetti
  • corde e cordini da arrampicata di vari colori, chiusure magnetiche cromate e acciaio inox.
  • 013/2020
  • produzione di 285 collane e 41 braccialetti.
  • Chiara Morandini

L’idea mi è nata un giorno che ero in un negozio di materiali sportivi a Finalborgo, zona molto frequentata da arrampicatori. Avevo accompagnato un amico per comprare dell’attrezzatura sportiva e mentre lo aspettavo, mi è caduto l’occhio su una parete di corde colorate. Ne ho selezionate due che mi piacevano e stavano bene insieme, una arancione e l’altra viola con delle righine, ne ho comprato un metro di una e dell’altra e, tenendone insieme più giri con un piccolo elastico, le ho indossate per settimane come collane. 

Parlando di queste corde con Elena Augelli, un’amica che creava bigiotteria da tempo, abbiamo pensato di sviluppare l’idea insieme. Siamo partite cercando e sperimentando diversi tipi di chiusura fino a che abbiamo trovato quelle giuste. Poi è nato il nome, lo potevi leggere in vari modi come numero 1001 o parola lool, dove le due “o” del logo erano ispirate al doppio giro della corda. Abbiamo studiato il packaging e i biglietti da visita, che diventavano anche decoro delle confezioni, abbiamo aperto una pagina Facebook e organizzato qualche evento tra le amiche per farci conoscere. 

Le collane sono piaciute moltissimo e siamo arrivate a spedirne anche all’estero! Ad un certo punto abbiamo cercato di fare un salto di qualità e organizzato un incontro con una società storica produttrice di corde a Novara, io ero in visibilio nel veder produrre le corde con queste antiche macchine inglesi, un posto bellissimo! Con loro avevamo ipotizzato di disegnare una nostra corda. L’idea di usare le fantasie delle corde di arrampicata era carina, è un settore che spesso anticipa la moda anche per l’abbigliamento, i suoi colori spesso influenzano il gusto di altri mondi sportivi, ma la possibilità di disegnare la nostra corda era ancora meglio. 

Per la dimensione che avevamo raggiunto, avevamo esaurito la motivazione e la spinta propulsiva, avevamo esplorato l’esplorabile: o facevamo il salto di qualità o ci fermavamo. Io non ho avuto voglia di investire la tanta energia necessaria in quel momento, il mio lavoro mi stava prendendo parecchio, ero in uno studio di design molto giovane, con progetti sempre nuovi e diversi, mi stimolava molto e mi chiedeva energie, non riuscivo a investire tempo in un altro settore così lontano dalla mia professionalità. 

Da quando ho cominciato, mi ha eccitata di più pensare il progetto che realizzarlo nel quotidiano: la parte manuale mi piaceva, ma senza possibilità di far evolvere il prodotto, non mi interessava più. Per me il progetto è chiuso, con Elena ci siamo divise i materiali rimasti (ora sono in una scatola in cantina) e non ne abbiamo più parlato, visto che anche la sua vita professionale ha preso altre strade.

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