Unfinished Museum

Bianca Maria Bordone

In arte Bi.Ma.Bo., legatrice (Littera Antiqua), cantante, artista e diarista. 40 anni, Torino.

Mi chiamo Bianca Maria Bordone, in arte Bi.Ma.Bo., nomignolo con cui mi firmavo da piccola e che mi è sempre rimasto piacevolmente addosso. 

Sono nata nel 1980 e il sogno della mia vita era diventare archeologa. Per qualche tempo ho avuto la fortuna di lavorare presso degli scavi archeologici di Asti, ma poi mi sono dedicata al restauro di diversi materiali fino ad approdare alla conservazione del materiale cartaceo. Attualmente, insieme a una collega, ho una legatoria in San Salvario, uno dei quartieri più interessanti di Torino, e nonostante sia un mestiere in via d’estinzione, mi ritengo privilegiata per avere la possibilità di affrontare ogni giorno una nuova sfida con la carta, che si tratti di mettere le mani sulle pagine di un libro del Cinquecento o di ideare un design innovativo per un notebook moderno. 

I miei studi in campo artistico mi hanno portata, per sostenere esami o per svolgere degli stage, all’Università di Torino, agli scavi di Pompei, all’archivio dei monaci armeni dell’isola di San Lazzaro presso Venezia, al Centro Fotografico Alinari di Firenze fino all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, alla quale mi sono iscritta in età matura. Proprio grazie a quest’ultima esperienza, ho sviluppato una poetica legata all’arte concettuale e in particolare, per le mie opere, attingo a piene mani dalla collezione di diari personali che tengo aggiornati da quando avevo sette anni. Mi appassiona l’estetica della parola scritta e le mie suggestioni nascono soprattutto dal confronto fra le vite delle persone, le loro storie, le loro radici. 

E riflettendo sulle mie radici, invece, qualche anno fa, nel 2011, poco tempo dopo la scomparsa di mio padre, cominciai a leggere tanti suoi scritti, le sue poesie giovanili e inedite, come se fossi in cerca di qualcosa, di qualche segno, di qualche comunicazione nascosta. Mi si aprì un mondo: delicato, poetico, profondo, legato alla nostra terra d’origine e fatto di stagioni, dai sentieri innevati ai carri ricolmi di fieno. Così, grazie a un musicista sopraffino, quelle poesie sono poi diventate canzoni per chitarra e due voci. E dopo un lungo periodo in cui mi ero dedicata in modo amatoriale al teatro, alla musica blues, rock, soul come cantante e corista, quelle parole e quelle note hanno saputo far vibrare le corde più profonde della mia anima.

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